L’opera e l’artista

Scopri l'artista

Il fine giustifica il mezzo, ed annotare queste variazioni sottili nel segno del tempo, porta il disegno a completare quello che non e’ visibile agli occhi nel mondo circostante.

Enrico Mazzone

Enrico Mazzone

Artista

Classe 1982, artista Torinese.

Frequento il liceo scientifico Ettore Majorana e l’Accademia Albertina di Belle Arti sotto la cattedra del prof. Ottavio Coffano (scenografia Teatrale).110 e 110 e lode nelle rispettive tesi sul teatro serimentale di Pasolini e sulla Gestalt ovvero sulla teoria della forma.

La curiosità mi porta ad una poetica criptica e sibillina, ermetica a tal punto da comunicare in maniera visuale, più che verbale.

Significati dettati dall’iconografia tardo medievale e gotica, prendono valore nei miei gesti,portandomi a “wanderer”,nel significato romantico.
La mia ricerca è totalmente devota ad un apparato visionario e frammentato, nel quale manca un’ eccezione moderna.

In genere per trovare le epifanie che ricevo, mi spingo in luoghi solitari, in cui posso liberarmi dei miei pesi e giocare con energie oniriche. Contemplo orizzonti infiniti che mi fanno perdere l’individualità’.

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Metri di lunghezza

Metri di larghezza

Mila matite consumate

Anni di lavoro

L’OPERA

NIGREDO: Inizia il mio percorso iniziatico, conscio del fatto che sarà arduo e intenso. Pensando a quanto esercizio serva nella vita per giungere ad un istante colmo di sinergia e connessione, la mia mente ha vagato, immaginando una transumanza di idee, da un luogo all’altro. Muoversi, rendere i processi di apprendimento dinamici, porta a diversi punti di vista, in cui tempo e spazio sfondano le barriere imposte dalla stessa conoscenza. Per trascendere questo passaggio, utilizzo il modo più efficace e simpatetico, in cui il puntino, l’unità di misura per eccellenza viene scalfito sulla pietra. Le rocce granitiche portate dalla Finlandia sono stati ricche di annotazioni, diventando veri algoritmi di natura atavica. Nigredo per me significa un primo approccio umile alla materia, non volendola plasmare o plagiare la forma. Alcuna manipolazione di struttura, se non che l’intervento di presenza in tale spazio, innalzando il genius loci a massima espressione. Ecco perché dai puntini, la mia ricerca volge alla ripetizione, ad un atto di preghiera. Puntini, linee, forme incisioni, mi sono anche serviti per un primo approccio iniziatico appunto, all’espressione decimale dei miei disegni, venendo a conoscenza con la sensibilità e l’anima della materia grezza. Ricordo infatti come con il termine NIGREDO si intende l’approccio con la materia in uno stato brado. ALBEDO Albedo è la notte primordiale anche, la consapevolezza del respiro, ovvero: quando è buio non si può che conoscere
il proprio ingombro, scandito dal respiro che segna il tempo. Un tempo infinito. Essendo buio, non si può conoscere il connotato dello spazio, non essendoci neanche la luce adatta a delimitare la natura. Ho trovato interessante e rassicurante lavorare in maniera improvvisata in mancanza di luce scalfendo rocce di granito finlandesi , quasi ad esercitare il mio passaggio in un atto che il ciclo di tempo (junghiano tanto per intenderci, ovvero un eone) segna nella natura. Forse dopo aver maturato nella ripetizione gestuale un metodo, ha acceso in me la necessità di guardarmi attorno, avendo intuito la percezione di tempo e in necessità di comprendere meglio lo spazio. Albedo è la luce che dissipa e apre lo spazio, per lo più quello legato alla presenza non solo più del respiro ma dell’immaginazione (dettata dal cuore più che dall’intelligenza). Disegnare propriamente con la matita su di un foglio di carta dopo aver provato a puntinare sulla pietra e ad incidere, appare di certo semplice, snoda molti blocchi nell’anima e subito si percepisce come essere avvolti da un’aura di decente calore. L’intero corpo risponde e reagisce alla semplicità’ progressiva di un passaggio,  svincolato dalla durezza della materia, non più ostile (e aggiungo necessaria nel suo status quo). Disegnare prospettive, caratteri intrinseci dell’anima, poterli fare interagire per compiere un altro ciclo di raffinatura mi ha rivestito di conoscenza, come un demiurgo: Io posso riconoscere i lati di me che vogliono comunicare ed avere voce in capitolo durante il processo cognitivo. Ora infatti che spazio e tempo sono definibili, si fa spazio un percorso di apprendimento pari al raggiungimento di un obiettivo che si configura spiritualmente in una radiale. Il corpo di disegni che completano Albedo, sono chiari, e tendono alla fuoriuscita di istinti primordiali, messi nero su bianco. RUBEDO Il sistema metrico decimale, per assioma, rappresenta molto bene questo percorso progressivo ed esponenziale. L’ associazione spero sappia dare un vero e proprio taglio di metodo scientifico, tipico del mio modus operanda. Il puntino è l’unità, incisa nella memoria del tempo (la pietra), il disegno su una superficie morbida del foglio chiarisce come lo spazio è necessario per creare i vari sipari ai quali l’anima è incline. La coesione di queste energie metafisiche, come nello stesso concetto immanente di universo, si incanala in un unico movimento o direzione: pari ad una grondaia che porta l’acqua a scendere a valle. Ecco allora RUBEDO, il vero e unico stimolo nel tentativo (ancora da accertare) di riunificare in un unico disegno gli archetipi dell’animo umano. Tanti disegni inclini alle perturbazioni planetarie, che Marsilio Ficino già tentò di soverchiare nei suoi trattati fecero degli archetipi, secoli dopo un vero e proprio trattato di psicoanalisi, ma nel monomito, inventato da popolazioni ctonie del pianeta, si vede la raffinatura del percorso che sempre fu e sempre sarà, a discapito di concetti come “futuro”, “passato” e “progresso” che indicano i trend di spostamento evolutivo. Nella Divina Commedia Dantesca, (come nell’ Upanisad o nella mitologia greca o nativo americana), il viaggio iniziatico coincide con il raggiungimento di una coscienza, non necessariamente plagiata dalla conoscenza. Allora ecco che tra i boschi e i laghi prende forma il riconoscimento, anche parecchio sconnesso con l’orientamento dell’anima, il cui click viene solo sfociando nell’inconscio collettivo tipico della RUBEDO. Il grande disegno metrico è un tassello di un unico percorso che non viene più suddiviso in passi cauti ma senza più difficoltà di intendimento la connessione con le coordinate divine porta il viaggio dell’anima. ASCISSE: TEMPO = NIGREDO ORDINATE: SPAZIO = ALBEDO RETTA CARTESIANA: ANIMA = RUBEDO

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